Danni su organi ed apparati
I sistemi maggiormente colpiti e influenzati dal consumo di cannabis sono il sistema respiratorio, il sistema cardiovascolare, il sistema immunitario e il sistema riproduttivo. Di seguito vengono riportate le principali evidenze scientifiche disponibili in letteratura circa i danni del consumo di cannabis su tali sistemi.
Effetti sull’apparato respiratorio
Il fumo cronico di cannabis si associa
molto spesso a bronchite acuta che si manifesta con difficoltà respiratoria,
frequente produzione di catarro e tosse cronica. Tali sintomi sono molto più
frequenti tra i fumatori di cannabis rispetto ai fumatori di tabacco (Tetrault
J.M., 2007).
Uno studio longitudinale condotto in
Nuova Zelanda su 1.037 giovani osservati fino all’età di 26 anni ha
evidenziato che la compromissione delle funzioni respiratorie veniva registrata
soprattutto in quei soggetti che erano consumatori di cannabis (Taylor D.R.,
2002). Analoghi risultati sono stati registrati anche dalla ricerca di Aldington
e colleghi (2001) in cui si registrava che uno spinello aveva nell’immediato un
effetto simile a 2,5 – 5 sigarette di tabacco in termini di difficoltà
respiratorie.
Il fumo dei preparati contenenti
cannabis in forma di erba contiene pressoché le stesse sostanze del fumo di
sigaretta, eccetto la
nicotina. L’inalazione del fumo di marijuana, però, è molto
più dannosa del fumo di tabacco. Il fumo di cannabis, infatti, risulta
contenere il 50-70% in più di idrocarburi cancerogeni rispetto al fumo di
tabacco (Novotny M. et al., 1976; Hashibe M. et al., 2005; Moir D., 2008; McGuinness
T.M., 2009). Inoltre, rispetto al fumo di tabacco, il fumo delle sigarette di
cannabis determina inalazioni di maggior quantità di catrame, che contiene
alte concentrazioni di benzantraceni e benzopirene, entrambi cancerogeni. Zhang
e colleghi hanno evidenziato, in individui consumatori di cannabis, delle
modificazioni delle cellule polmonari uguali a quelle che precedono lo sviluppo
di tumori nei fumatori di tabacco. I tumori si verificano in particolar modo nei
polmoni e nel tratto respiratorio. Inoltre, sono state descritte rare forme di
cancro dell’orofaringe in giovani che fumavano cannabis cronicamente (Aston
C.H., 2001).
Effetti sull’apparato cardiovascolare
Gli effetti acuti
fisiologici del fumo di cannabis sul sistema cardiovascolare includono
principalmente tachicardia e aumento della pressione arteriosa, riducendo,
quindi, la capacità di trasportare ossigeno nel sangue (Sidney S., 2002).
Oltre a tali effetti, uno studio cross-over di Mittleman e colleghi (2001) su
3.882 pazienti che avevano avuto un infarto del miocardio ha mostrato che il
consumo di cannabis, ad un’ora dalla sua assunzione, aumenta il rischio di
infarto di 4-8 volte rispetto ai non consumatori. Tali risultati sono
supportati anche da studi di laboratorio che indicano che fumare cannabis
aumenta la probabilità di angina in pazienti che hanno già patologie cardiache
(Gottschalk L., 1977). Inoltre, si è visto che l’uso di cannabis porta anche ad
una diminuzione del tempo che precede l’inizio del dolore toracico in pazienti
con angina pectoris. Pertanto, i pazienti a rischio di patologie coronariche
devono essere messi a conoscenza dei rischi potenziali sull’apparato
cardiovascolare legati all’uso di cannabis.
Per contro, vi sono
pochi studi che hanno analizzato specificamente gli effetti dell’uso cronico
della cannabis sul sistema cardiovascolare, anche se si ritiene esistano
svariati meccanismi con i quali la cannabis possa contribuire allo sviluppo di
condizioni patologiche croniche cardiovascolari o allo scatenamento di eventi
cardiovascolari acuti.
Effetti sul sistema immunitario
Consumando cannabis,
si possono verificare effetti avversi per la salute dovuti al fatto che il THC,
principio attivo della cannabis, danneggia la capacità del sistema immunitario
di combattere le malattie infettive e il cancro. Esperimenti di laboratorio che
hanno esposto cellule di animali e cellule umane a THC e ad altre sostanze
contenute nella marijuana, hanno dimostrato che in molti tipi di cellule
immunitarie le normali reazioni di prevenzione di una malattia si inibiscono.
Il THC esercita anche
effetti immunomodulatori in grado di alterare le normali funzioni dei linfociti
B e T, delle cellule Natural Killer (NK) e dei macrofagi (Friedman H. et al.,
2003). Un rischio importante legato all’uso di cannabis riguarda la
soppressione della resistenza alle infezioni nell’ospite (McGuinness, T.M.,
2009). Questi aspetti portano alla conclusione che i cannabinoidi hanno un
moderato effetto su outcome di infezione. Ad esempio, si è vista una
correlazione tra fumo di marijuana ed infezione da herpes virus, con aumento
della mortalità in soggetti HIV-positivi. Inoltre, si è visto che macrofagi
alveolari provenienti da fumatori cronici di marijuana erano carenti in funzioni
quali la fagocitosi e l’attività battericida.
Effetti sul sistema riproduttivo e fertilità
Secondo uno studio condotto da un team della Queen’s University di Belfast, i composti attivi della cannabis impediscono la motilità e diminuiscono il potere di penetrazione degli spermatozoi umani nella cellula uovo (Whan L.B., 2006). Al momento, le evidenze disponibili nell’uomo sugli effetti dannosi dell’uso di cannabis sul sistema riproduttivo sono numerose, anche se non sempre adeguatamente studiate. Ad oggi, il principale studio che ha dimostrato come la cannabis metta a rischio la fertilità nell’uomo è stato confermato da Grimaldi P. (2009), aprendo nuove prospettive per la comprensione dei fenomeni di oligospermia o azospermia (drastica diminuzione o totale assenza del numero di spermatozoi, spesso con riduzione della motilità), in pazienti con normale assetto cromosomico e assenza di difetti genetici noti o patologie occlusive. Murphy (2001) ha dimostrato che il fumo di cannabis nell’essere umano riduce la concentrazione nel sangue di tre importanti ormoni: LH, FSH e testosterone. Attraverso le sue indagini, inoltre, ha osservato che spesso i fumatori di cannabis possiedono spermatozoi che non sono in grado di fecondare.
Effetti sul metabolismo osseo
La cannabis è anche nota anche per la sua influenza sul metabolismo osseo. Il recettore CB1 su cui agisce la cannabis, infatti, è presente soprattutto nelle terminazioni nervose simpatiche dello scheletro e regola il controllo tonico adrenergico della formazione delle ossa. Il CB2, altro recettore cannabinoide, è presente negli osteoblasti e negli osteoclasti ed è in grado di stimolare la formazione delle ossa e di inibire il riassorbimento osseo (Reece A.S., 2009).
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