Cannabis e danni alla salute

In collaborazione con
Laboratorio Tossicologia Forense Xenobiocinetica Clinica
Progetto NPS 2018 - Multicentrica di Ricerca
DPA - Presidenza del Consiglio dei Ministri

Uso medico dei cannabinoidi esogeni

Premesse

medico

Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha fornito una serie di informazioni sui possibili usi medici di alcuni componenti della cannabis per coadiuvare il trattamento di alcune patologie o ridurre fastidiosi sintomi correlati a varie malattie (do­lore, nausea, ecc.). Di seguito un approfondimento delle informazioni sull’effetto terapeutico della cannabis nel suo complesso (e non solo di alcuni dei suoi componenti) e dei suoi derivati al fine di chiarire gli aspetti sull’uso per scopi medici.
Il principio attivo responsabile degli effetti psicotropici associati all’assunzio­ne di cannabis è il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) ma studi sulla compo­sizione di questa pianta hanno permesso di estrarre ed identificare più di 60 fitocannabinoidi in essa presenti, oltre a numerose altre sostanze chimiche, anch’esse associate a specifiche attività biologiche (Muntoni et al., 2002). L’assunzione della pianta di cannabis o di suoi derivati ed estratti, dunque, si­gnifica assumere tutti questi fitocannabinoidi e altre sostanze chimiche, con­temporaneamente. Gli effetti ad essi associati possono essere molteplici e più o meno tossici per l’organismo.
L’uso terapeutico della cannabis ha visto un notevole sviluppo dopo l’introdu­zione di preparazioni controllate contenenti un singolo componente chimico o di estratti purificati la cui composizione chimica è nota ed accuratamente definita. A fronte della grande quantità di letteratura e degli innumerevoli siti dedicati ai molteplici usi della cannabis a scopo terapeutico, i potenziali consumatori andrebbero quindi sensibilizzati sul fatto che la sostanza reperi­bile attraverso il mercato illegale è ben altra cosa rispetto a quella impiegata per uso medico. La sua pericolosità riguarda sia la qualità della sostanza che la quantità di principio attivo in essa contenuto, che può essere presente in concentrazioni variabili.
Oltre al THC, l’altra principale molecola attiva presente nella cannabis è il cannabidiolo (CBD) che non induce effetti psicotici e sembra avere delle proprietà protettive, antipsicoti­che, come a controbilanciare alcuni degli effetti del THC (Morgan CJA, Cur­ran HV, 2008). Le varietà di cannabis disponibili sul mercato illecito negli ultimi anni hanno visto aumentare notevolmente le percentuali di THC a discapito di quelle del CBD. Si assiste ad un aumento della potenza dal punto di vista degli effetti psicotropici esilaranti dei prodotti, fino ad arrivare ad una varietà di can­nabis disponibile nel mercato illecito, denominata “skunk”, che ha portato le percentuali di THC dal 3-4% al 12-18%, a fronte di percentuali di CBD dell’1,5% circa. La conseguenza è un aumento del rischio di sviluppare psi­cosi, come osservato in alcuni utilizzatori di questa specie di cannabis defini­ta “molto potente” (Di Forti et al., 2009).

Sistema endocannabinoide e terapie

Il sistema endocannabinoide è coinvolto in diverse funzioni del nostro orga­nismo, quali appetito, spasticità muscolare, attività analgesica, memoria, proprietà anticonvulsivanti, azione vasodi­latatoria e ipotensiva, regolazione dei processi riproduttivi, regolazione della risposta immunitaria, ecc.
Studi clinici hanno mostrato l’utilità terapeutica di alcuni cannabinoidi ma at­tualmente le uniche indicazioni per le quali dei cannabinoidi sono approvati come farmaci in alcuni Paesi sono il trattamento della nausea e del vomito indotti dalla chemioterapia, la stimolazione dell’appetito in pazienti con ano­ressia correlata all’AIDS e la spasticità da sclerosi multipla. L’uso terapeutico della cannabis, dei suoi estratti o di analoghi cannabinoidi esogeni è infatti limitato dagli effetti psicotropici ad essi correlati e al loro potenziale di sviluppare abuso negli assuntori (Pryce et al. 2005).
I derivati della cannabis hanno numerose potenzialità terapeutiche, come illustrato in Tabella 1, dove vengono citate indicazioni accettate, indicazioni in fase di studio e alcune ipotesi di meccanismo che rappresentano un potenziale terapeutico attualmente privo però di solide eviden­ze scientifiche.

Indicazioni accettate Nausea e vomito in chemioterapia
Stimolazione dell’appetito nei pazienti con anoressia AIDS-correlata
Spasticità dovuta a sclerosi multipla
Indicazioni in corso di studio Terapia del dolore
Sclerosi multipla
Glaucoma
Malattie psichiatriche
Traumi cerebrali/Ictus
Sindrome di Tourette
Glioblastomi
Artrite reumatoide
Malattie infiammatorie croniche intestinali (morbo di Crohn, colite ulcerosa)
Epilessia
Disturbi del sonno
Disturbi della vescica
Asma bronchiale
Altre potenziali indicazioni Sindromi da astinenza nelle dipendenze da sostanze da cannbinoidi
Allergie
Patologie tumorali
Malattie autoimmuni (lupus eritematoso)
Malattie neurodegenerative (morbo di Alzheimer, corea di Huntington, morbo di Parkinson
Patologie cardiovascolari (aterosclerosi, ipertensione arteriosa)
Sindromi ansioso-depressive
Spasticità nelle lesioni midollari (tetraplegia, paraplegia)
Prurito

Potenziali campi di utilizzo terapeutico della cannabis.


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