Uso medico dei cannabinoidi esogeni
Premesse
Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha fornito una serie di
informazioni sui possibili usi medici di alcuni componenti della cannabis per
coadiuvare il trattamento di alcune patologie o ridurre fastidiosi sintomi
correlati a varie malattie (dolore, nausea, ecc.). Di seguito un
approfondimento delle informazioni sull’effetto terapeutico della cannabis nel
suo complesso (e non solo di alcuni dei suoi componenti) e dei suoi derivati al
fine di chiarire gli aspetti sull’uso per scopi medici.
Il principio attivo responsabile degli effetti psicotropici associati
all’assunzione di cannabis è il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) ma studi
sulla composizione di questa pianta hanno permesso di estrarre ed identificare
più di 60 fitocannabinoidi in essa presenti, oltre a numerose altre sostanze
chimiche, anch’esse associate a specifiche attività biologiche (Muntoni et al.,
2002). L’assunzione della pianta di cannabis o di suoi derivati ed estratti,
dunque, significa assumere tutti questi fitocannabinoidi e altre sostanze
chimiche, contemporaneamente. Gli effetti ad essi associati possono essere
molteplici e più o meno tossici per l’organismo.
L’uso terapeutico della cannabis ha visto un notevole sviluppo dopo
l’introduzione di preparazioni controllate contenenti un singolo componente
chimico o di estratti purificati la cui composizione chimica è nota ed
accuratamente definita. A fronte della grande quantità di letteratura e degli
innumerevoli siti dedicati ai molteplici usi della cannabis a scopo
terapeutico, i potenziali consumatori andrebbero quindi sensibilizzati sul
fatto che la sostanza reperibile attraverso il mercato illegale è ben altra
cosa rispetto a quella impiegata per uso medico. La sua pericolosità riguarda
sia la qualità della sostanza che la quantità di principio attivo in essa
contenuto, che può essere presente in concentrazioni variabili.
Oltre al THC, l’altra principale molecola attiva presente nella
cannabis è il cannabidiolo (CBD) che non induce effetti psicotici e sembra
avere delle proprietà protettive, antipsicotiche, come a controbilanciare
alcuni degli effetti del THC (Morgan CJA, Curran HV, 2008). Le varietà di
cannabis disponibili sul mercato illecito negli ultimi anni hanno visto
aumentare notevolmente le percentuali di THC a discapito di quelle del CBD. Si
assiste ad un aumento della potenza dal punto di vista degli effetti
psicotropici esilaranti dei prodotti, fino ad arrivare ad una varietà di cannabis
disponibile nel mercato illecito, denominata “skunk”, che ha portato le
percentuali di THC dal 3-4% al 12-18%, a fronte di percentuali di CBD dell’1,5%
circa. La conseguenza è un aumento del rischio di sviluppare psicosi, come
osservato in alcuni utilizzatori di questa specie di cannabis definita “molto
potente” (Di Forti et al., 2009).
Sistema endocannabinoide e terapie
Il sistema endocannabinoide è coinvolto in diverse funzioni del nostro
organismo, quali appetito, spasticità muscolare, attività analgesica, memoria,
proprietà anticonvulsivanti, azione vasodilatatoria e ipotensiva, regolazione
dei processi riproduttivi, regolazione della risposta immunitaria, ecc.
Studi clinici hanno mostrato l’utilità terapeutica di alcuni
cannabinoidi ma attualmente le uniche indicazioni per le quali dei
cannabinoidi sono approvati come farmaci in alcuni Paesi sono il trattamento
della nausea e del vomito indotti dalla chemioterapia, la stimolazione
dell’appetito in pazienti con anoressia correlata all’AIDS e la spasticità da
sclerosi multipla. L’uso terapeutico della cannabis, dei suoi estratti o di
analoghi cannabinoidi esogeni è infatti limitato dagli effetti psicotropici ad
essi correlati e al loro potenziale di sviluppare abuso negli assuntori (Pryce
et al. 2005).
I derivati della cannabis hanno numerose potenzialità
terapeutiche, come illustrato in Tabella 1, dove vengono citate indicazioni
accettate, indicazioni in fase di studio e alcune ipotesi di meccanismo che
rappresentano un potenziale terapeutico attualmente privo però di solide evidenze
scientifiche.
Indicazioni accettate | Nausea e vomito in chemioterapia Stimolazione dell’appetito nei pazienti con anoressia AIDS-correlata Spasticità dovuta a sclerosi multipla |
Indicazioni in corso di studio | Terapia
del dolore Sclerosi multipla Glaucoma Malattie psichiatriche Traumi cerebrali/Ictus Sindrome di Tourette Glioblastomi Artrite reumatoide Malattie infiammatorie croniche intestinali (morbo di Crohn, colite ulcerosa) Epilessia Disturbi del sonno Disturbi della vescica Asma bronchiale |
Altre potenziali indicazioni | Sindromi
da astinenza nelle dipendenze da sostanze da cannbinoidi Allergie Patologie tumorali Malattie autoimmuni (lupus eritematoso) Malattie neurodegenerative (morbo di Alzheimer, corea di Huntington, morbo di Parkinson Patologie cardiovascolari (aterosclerosi, ipertensione arteriosa) Sindromi ansioso-depressive Spasticità nelle lesioni midollari (tetraplegia, paraplegia) Prurito |
Potenziali campi di utilizzo terapeutico della cannabis.
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